Copertine di riviste dedicate a Monica Vitti, fotografate alla mostra La dolce Vitti

Mai nessuna come te. Ciao Monica Vitti, anima affine

Cara Monica,

quando ieri ho saputo della tua morte la prima cosa a cui ho pensato è stata “finalmente sei libera”. Poi però la penna che stava scrivendo appunti su un foglio si è bloccata e io non sono più riuscita a fare altro che piangere.

Spiegarti cosa hai rappresentato per me nella mia vita è una delle cose più difficili che io possa fare. E probabilmente non ci riuscirò nemmeno ora, ma voglio provarci perché te lo devo, te lo devo perché mi hai letteralmente salvata, mi hai indirizzata, mi hai fatto ridere con le lacrime, ma soprattutto con te mi sono sentita per la prima volta nella mia vita non sbagliata.

Ero solo una bambina quando ho iniziato a vedere i tuoi film. Al di là di trame, sceneggiature e riprese, ero incantata da te, da quel fascino che sprigionavi da ogni poro. Bellezza inusuale per quell’epoca di more maggiorate, con la tua voce roca graffiante, il tuo naso marcato che hanno provato invano a farti limare, la tua sensualità spontanea, vitale, dirompente ma mai forzata. Talento infinito, camaleontico, coltivato con devozione da anni di studio, di disciplina e pignola professionalità. Tutto in te trasudava vita, passione, curiosità, desiderio, creatività.

Catturavi la scena rubandola ai mostri sacri della comicità del tempo. Fissavo lo schermo rapita dai tuoi movimenti, da quella risata travolgente che ti illuminava il volto, dal magnetismo dei tuoi occhi profondi, densi di malinconia. Ho amato la tua intelligenza, la capacità di esprimerti senza mai essere scontata, il tuo bisogno di variare registro, innovarti, ricercare. Potevi fare tutto, sapevi fare tutto. Ma più di ogni cosa, Monica, ho amato la tua spiccata ironia, la capacità di ridere di te, della vita e delle sue amarezze, dei tormenti che ti portavi dentro.

Sei stata un’epifania. Guardandoti scoprivo me, mi vedevo riflessa. Si era stabilito un contatto emotivo, una sensazione che non potevo capire in quei momenti ma che ho decodificato nel tempo. Un legame che non si sarebbe mai spezzato. Perché le persone destinate a qualcosa di importante nella nostra vita ci restano avvinghiate alle viscere nell’attimo stesso in cui si stabilisce quella connessione. E da lì non vanno più via.

Con te ho imparato che nella vita il comico e il drammatico vanno a braccetto, come la vita e la morte, la luce e la sua ombra. Quel dire cose stupidissime con estrema serietà e cose serissime buttandole in caciara era decisamente anche mio. Ho imparato a ridere dei miei dolori, dei miei disastri e a percepire quell’intensa nostalgia durante i momenti di felicità. Ho compreso che quella passione che ci brucia dentro è un fuoco da alimentare, coltivare. Costantemente. Che non si può vivere a metà, fare le cose tanto per, ma bisogna immergersi completamente nella vita per amarla spasmodicamente. Che l’arte ha il potere di far sognare, immaginare altro, salvare.

Quando mio padre viveva a Roma ti ha incontrata. Io non sono una persona invidiosa ma quando me lo ha raccontato cavolo quanto l’ho invidiato! Mi resta il rimpianto di non averti mai potuto stringere la mano, prendere un caffè con te. Sono convinta che avremmo riso fino alle lacrime.

Sei stata maestra, musa, icona. Il mio tutto. Da più di venti anni mancavi alle scene e a me che ti ho cercata nelle mostre, nei libri, nelle interviste spulciate nel web, nei film visti per la centesima volta. Già non c’eri ma comunque c’eri. E ora che mettiamo la parola fine a questa vita piena di ricordi, una parte di me ha ceduto al pianto, pur sapendoti libera dalla malattia. Non basterebbero pagine su pagine per dirti grazie, grazie di tutto, grazie per esserci stata. Perché a me la vita l’hai cambiata davvero e non ci saranno mai parole sufficientemente adatte per dirti quanto ti ho amata.

Per me resterai sempre la più grande di chiunque. Vola libera, anima affine, e grazie perché anche durante la morte mi hai ricordato che devo vivere, vivere con e per quella passione che brucia dentro e che fa sognare.

Ti amerò per sempre.

Alessia

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